(Alessandra Giorda) Federica Vitali, soprano di grande temperamento e sensibilità interpretativa, è protagonista in questi giorni all’Oper Klosterneuburg nel ruolo di Tosca per un doppio debutto di ruolo e teatro. La première sarà il 5 luglio prossimo seguita da numerose recite fino al 2 agosto.  Una carriera che l’ha vista calcare importanti palcoscenici italiani ed europei, la Vitali si distingue per una vocalità luminosa e una forte presenza scenica dotata di innata raffinatezza.  Affascinata dalla location dell’Oper Klosterneuburg è pronta per anticiparci la “sua ” Tosca, dell’omonima opera di Giacomo Puccini.

 

 

È la tua prima volta all’Oper Klosterneuburg: come trovi l’atmosfera di questo festival e la sua proposta artistica? Che cosa rende speciale cantare all’aperto in un contesto così suggestivo, a pochi passi dal Danubio e dal monastero?

Sì, è la mia prima volta all’Oper Klosterneuburg e ne sono rimasta subito affascinata. Il monastero è un luogo meraviglioso, ricco di arte e storia: un vero e proprio museo. Appena ho visto il cortile interno, dove è costruito il palcoscenico, sono rimasta colpita dalla maestosità e dalla bellezza delle scenografie che si possono realizzare in uno spazio così. L’acustica, poi, è sorprendente: mi ha ricordato quella dello Sferisterio di Macerata, dove ho cantato in passato. Cantare all’aperto mi piace molto: sento che la mia voce si esprime bene in spazi aperti, e cantare sotto il cielo ha davvero qualcosa di magico. L’unico tasto dolente? L’imprevedibilità del meteo!

Sei a Klosterneuburg per vestire i panni di uno dei ruoli più iconici del repertorio operistico: Tosca. Quale emozione provi portare questo personaggio in scena in una cornice così particolare come quella dell’Oper Klosterneuburg?

Tosca è sempre stato un sogno per me. È un ruolo che aspettavo da tempo e speravo di poter debuttare nel momento giusto, con la guida giusta, perché si tratta di uno dei personaggi più iconici del melodramma, ma anche di una delle partiture vocalmente più impegnative. A Klosterneuburg ho trovato esattamente ciò che desideravo: un ambiente sereno, stimolante, e un meraviglioso direttore d’orchestra, Francesco Cilluffo, che ha a cuore i giovani artisti e mi sta accompagnando con grande sensibilità in questo debutto.
Curiosamente, Tosca è stata anche la prima opera che ho cantato in coro, agli inizi della mia carriera, e per la quale ho firmato il mio primo contratto da professionista, al Teatro Regio di Parma. E poi… da sempre tutti mi dicono: “Tu sei Tosca!”. Ora finalmente posso dire di esserlo davvero!

 

 


Tosca è una donna di grande temperamento, passione e fragilità. Quali aspetti di questo personaggio senti più vicini alla tua sensibilità e quali, invece, ti hanno richiesto un lavoro più profondo per essere compresi e restituiti al  pubblico?

Tosca mi somiglia molto, nel bene e nel male. È un personaggio che sento profondamente autobiografico: anche io sono passionale, istintiva, testarda, coraggiosa, impulsiva… e un po’ naïf, come lei. A differenza sua, però, non sono religiosa: mi riconosco di più nell’idealismo di Mario. E, diciamolo, sono decisamente meno gelosa! Non reagirei mai come lei davanti a un ritratto… Detto ciò, è un personaggio che sento profondamente mio: non ho bisogno di “recitarlo”, mi basta chiedermi come reagirei io in quelle situazioni. Ma del resto questa è una cosa che mi succede sempre con le donne pucciniane.

Secondo te, cosa rende Tosca ancora oggi così attuale e capace di parlare al pubblico contemporaneo? Quali temi dell’opera di Puccini restano universali?

Tosca è un’opera che parla di potere, soprusi, ribellione, moralità, politica, passione, coraggio, amore, violenza e morte. Temi che, purtroppo o per fortuna, non invecchiano mai. Le emozioni sono autentiche e immediate, e si adattano perfettamente a qualsiasi epoca. In questa produzione, ad esempio, l’azione è ambientata negli anni ’50, e tutto funziona benissimo. È la prova che Tosca non è solo un capolavoro musicale, ma anche un’opera
drammaticamente viva.

 

Se potessi invitare Floria Tosca a cena oggi, in quale città la porteresti e di cosa parlereste?

La porterei prima a bere uno Spritz e poi a cena in una piccola osteria a Verona, per farle riscoprire le sue origini semplici. Nel dramma originale di Victorien Sardou infatti, Floria Tosca è descritta come una giovane orfana veronese allevata dalle suore in un convento e avviata alla musica grazie all’educazione religiosa. In fondo è una donna semplice sotto l’aura da Diva! E poi le parlerei di come migliorare la sua insicurezza… le direi, con affetto:
“Floria, forse dovresti parlare con un terapeuta! Le altre donne non sono una minaccia, e questa cieca gelosia non ti fa bene, mia cara…”.

Dopo questa esperienza a Klosterneuburg, quali saranno i tuoi prossimi impegni? Ci puoi anticipare qualcosa sui ruoli o i teatri che ti attendono? Uno spoiler sui debutti?
Posso anticipare che tornerò a vestire i panni di Floria Tosca, questa volta in Francia, a Saint-Étienne: sarà il mio debutto in terra francese. Sembra proprio che Tosca stia diventando un ruolo portafortuna per me… e non potrei esserne più felice.

 

Ph dell’Oper Klosterneuburg