(Alessandra Giorda) In occasione della messa in scena del capolavoro verista di Umberto Giordano, Andrea Cheniér al Teatro Regio di Torino (18-29 giugno), l’incontro con  una delle voci  più belle nel registro vocale di baritono sulla scena internazionale: Franco Vassallo. L’artista milanese, nell’intervista a seguire, descrive il “suo ” Gérard e il triangolo amoroso con riferimenti alla Divina Commedia e all’aforisma di George Bernard Shaw adatto in campo lirico: “il tenore vuole portarsi a letto il soprano e il baritono…si mette di traverso”.
In realtà  Gérard conduce lo spettatore in un viaggio introspettivo e Franco Vassallo ci accompagna per mano a scoprire le varie sfaccettature del suo ruolo in un’opera che tocca varie tematiche dalla politica,  attraverso la passione passando per la riflessione.
Qual è la tua lettura personale di Gérard e quali lati di questo personaggio ti hanno più colpito?
 
Gerard è un grande personaggio, storicamente ispirato al rivoluzionario, militare e politico francese Jean-Lambert Tallien. Da umile domestico dei Conti di Coigny diventa, dopo la rivoluzione, membro di spicco del Direttorio e vice di Robesbierre. Una carriera sfolgorante che lo porta rapidamente ai vertici del nuovo stato rivoluzionario. Ma, si sa, il potere logora…chi ce l’ha! E nel terzo atto vediamo l’immenso dissidio interiore che attanaglia questo idealista puro, il cui proposito era quello di cambiare il mondo, mentre si ritrova servo di un potere tirannico non meno iniquo di quello che ha contribuito ad abbattere e anche di un nuovo padrone, una cieca ed egoista passione per la giovane Maddalena, figlia dei suoi vecchi padroni, innamorata riamata di Chenièr. Vocalmente è uno dei più grandi ruoli baritonali del repertorio verista; richiede grande cavata drammatica, robustezza vocale, ma anche grande duttilità di mezzevoci e chiaroscuri. Davvero un ruolo meraviglioso.

Nell’opera, Gérard passa dall’essere un rivoluzionario idealista a diventare un uomo travolto dalla passione e dal potere. Come porti in scena questo conflitto interiore?

È un conflitto estremamente umano, tipico della corda baritonale. Mentre il tenore è il timbro dell’idealizzazione, il baritono è il timbro della concretezza umana, con tutti i suoi dissidi e dubbi interiori. Nella sua posizione di potere la tentazione di abusarne per poter possedere Maddalena è fortissima; la situazione è identica a quella di Scarpia con Tosca, ma non finisce allo stesso modo, perchè Gerard ha un’anima e saprà farla trionfare sopra il fango delle proprie pulsioni inferiori.

Gérard è uno dei grandi ruoli baritonali del verismo: quale sfida tecnica e interpretativa rappresenta per te?
È sicuramente un punto d’arrivo, non riesco a pensare ad un ruolo che richieda più potenza e drammaticità vocale di Gerard; siamo davvero allo zenith della vocalità…atletica vocale pesante, potremmo dire! Ma, ribadisco, unita ad una grande sensibilità di fraseggiatore e belcantista. Davvero una grande sfida. 
 
 
La regia firmata da Giancarlo del Monaco è oggetto di opinioni discordanti. Ci sono state scelte di lettura o messa in scena che apportano variazioni significanti al tuo ruolo?
 
Con Giancarlo ci conosciamo da più di vent’anni e collaboriamo sempre con grande stima e piacere reciproco. Ho molto apprezzato la sua idea di iniziare l’opera nella sua ambientazione originale da Ancien Régime di fine ‘settecento, per poi ritrovarci, a Rivoluzione compiuta, in un indefinito futuro distopico orwelliano; ogni rivoluzione della storia è in effetti fallita, perchè i nuovi padroni finiscono per diventare fin peggio dei precedenti, concetto espresso magnificamente nel romanzo di Orwell: “La fattoria degli animali”. Gerard appare in questa messa in scena ribelle e ferocemente distruttivo nei confronti dell’Ancien Régime nel primo atto, per poi divenire, una volta giunto al potere, un burocrate sempre più stanco e disilluso, fino a giungere al cuore del proprio conflitto che lo porta però ad una risalita, ad una trasformazione interiore e ad un riscatto morale.
Il triangolo Gérard-Chénier-Maddalena è carico di tensione politica, sociale e sentimento. Come lavori sull’ambiguità e sulla gelosia di Gérard nei confronti di Chénier?
 
Il triangolo amoroso è l’ingrediente base del melodramma romantico, pre-verista e verista. George Bernard Shaw è autore del celebre aforisma valido per la quasi totalità delle opere liriche: “il tenore vuole portarsi a letto il soprano e il baritono…si mette di traverso” (l’espressione originale è più colorita)! E Andrea Cheniér rientra in pieno in questa casistica. L’idealista Gerard ammira Chenièr come pensatore, ma l’uomo Gerard arde di gelosia all’idillio d’amore di Chenièr e Maddalena; e trovare la quadratura del cerchio non è per niente facile.
Ci riuscirà attraverso il sacrificio, termine nobilissimo e di rado compreso nella sua interezza di parola composta da “Sacrum e ficium”, ossia rendere sacro, far diventare sacro. Avere la forza di offrire cioè il proprio egoismo al fuoco puro dell’amore per purificarlo e trasformarlo. E nell’istante in cui riesce a compiere questa svolta noi comprendiamo che Gerard nutre per Maddalena un amore davvero grande, della più alta qualità. D’altronde questa è un’opera profondamente alchemica, basata interamente sull’amore, anzi sull’Amore, di tipo davvero cristico.
Le tre arie principali dei tre protagonisti parlano senza mezzi termini di questo Amore, declinato in diversi aspetti. La Natura specchio di Dio nell’Improvviso di Chenièr, che ci sostiene e nutre in continuo scambio d’amore estatico, l’amore come Fratellanza Universale nell’aria di Gerard e la costante presenza di questo Amore, anche nei momenti più drammatici e bui dell’esistenza, perenne e sempre verde come l’erba, nell’aria di Maddalena. Davvero un’opera straordinaria con dei rimandi spirituali altissimi. E il protagonista è figura davvero cristica. Un poeta che viene a predicare che le cose essenziali nella vita sono di qualità altamente, fortemente e puramente poetico-estatica e non di utilità meramente pratica. E come tale viene evitato e disprezzato dal vecchio regime e anche dal nuovo, che lo manda addirittura al patibolo. Ci ricorda qualcuno? E il nostro Sommo Poeta che scrive la Divina Commedia e parla della Donna Angelicata, tramite verso Dio e la salvezza, può forse non aver ispirato Illica e Giordano nella stesura di questo capolavoro? Difficile se non impossibile dubitarne.
 
 
Quale messaggio invia Gérard al pubblico di oggi e come lo attualizza?
 
Uno dei più bei messaggi che si possano immaginare. Guardare dentro di sè e scoprire cosa si vuole veramente nella vita, cosa ci anima e ci rende vivi e trovare quindi la forza di lottare per realizzare quella visione. 
 
 
 Tra i prossimi appuntamenti in agenda qual è quello a cui tieni maggiormente e perchè?
 
Oltre a questo Chenièr di cui sono felicissimo, direi proprio il prossimo appuntamento, una Cavalleria Rusticana in Piazza San Marco con i complessi della Fenice il 12 luglio.
Adoro Venezia e l’opera in un atto di Mascagni è un capolavoro di luminosità e potenza che amo da sempre.
 
 
 Quando cala il sipario e l’artista lascia spazio all’uomo, chi è Franco Vassallo?
 
Un uomo gioviale e riflessivo che ama le buone letture, la natura, gli amici veri e le gioie semplici, sempre alla ricerca di “essenze ed aure”.