Il 3 maggio (con repliche 5, 8, 11 maggio) Annalisa Stroppa debutta al Theatro Municipal de São Paulo in una delle opere che ama di più, Carmen. Diretta da Roberto Minczuk e firmata dalla regia di Jorge Takla, questa nuova produzione brasiliana segna la decima produzione del capolavoro di Bizet da parte di Annalisa, un ulteriore motivo di gioia per l’artista. «Non avrei potuto desiderare di meglio per questo debutto, ­– dichiara la Stroppa a pochi giorni dalla prima – la musica annulla le distanze e pur essendo dall’altra parte del mondo mi sento come se fossi a casa. Qui al Theatro Municipal si lavora molto bene, sono stata accolta da una grande famiglia, un team fatto di maestranze e artisti che, come me, lavorano instancabilmente con dedizione e passione.
Il lavoro di squadra è necessario per questa nuova produzione firmata da Jorge Takla, che io trovo straordinaria. L’opera è ambientata in un casa di alta moda, Carmen è una delle modelle, l’idea è interessante oltre che originale e la messa in scena così raffinata esalta ed esaspera la vera essenza di Carmen che è fatta di forza, pathos, violenza e crudeltà. Il lavoro con il regista è intenso e ricco di sintonia, lui osserva la mia personalità e si confronta con la mia idea di Carmen, a mia volta cerco di tradurre la sua idea apportandovi il mio vissuto di donna e di artista.
Mi piacciono i costumi straordinari di Pablo Ramírez, famosissimo costumista argentino, che lasciano letteralmente senza fiato. Ma è tutta le produzione che incanta, iniziando dall’apporto del famoso corpo di ballo del Theatro Municipal, arrivando alle scene di Nicolás Boni e alla direzione del Maestro Roberto Minczuk, un musicista che sa ascoltare e valorizzare le potenzialità di ciascuno rispettando le esigenze della scena. Sono davvero felice di avere accettato questa sfida e di avere la possibilità, grazie a questo contesto così alto, di conquistare il pubblico brasiliano.
Carmen è un personaggio attuale, completo, ricco e profondo: in lei sono racchiusi diversi tipi di canto che ne rispecchiano di volta in volta uno stato d’animo diverso: adoro questo personaggio, la sua forza, il suo carisma, la sua determinazione, ma allo stesso tempo la sua femminilità e fragilità. Portarla in scena e darle voce è molto impegnativo, assorbe e coinvolge completamente. Interpretare Carmen inoltre significa spesso cantare mentre si balla e si eseguono coreografie e questo non è facile: è necessario calibrare bene le energie. Carmen è una donna di confine, di estremi… In questo allestimento è attorniata da tante donne che sembrano simili a lei, ma alle quali manca la sua volontà di andare fino in fondo, di vivere, di affermarsi e di riscattarsi. Questo si capisce già dalle intenzioni dello stesso Bizet, che non vennero comprese appieno dal pubblico delle prime rappresentazioni. Carmen venne vista come una provocazione, in realtà era solo troppo moderna, precorreva di gran lunga i tempi, cosa inaccettabile alla sua epoca. Il riscatto arrivò nel giro di pochi anni, facendo della sigaraia di Sevilla un’icona e un mito.
Carmen è un personaggio complesso anche dal punto di vista vocale, ­– conclude il mezzosoprano – a mio parere necessita di una voce calda e carnale che possa esprimere i chiaroscuri dell’anima stessa del personaggio così come Bizet lo ha ideato. Credo che ci voglia davvero il velluto nella voce, quello che metterò in questa produzione che appassionerà il pubblico così come ha conquistato noi interpreti… Se você não me ama, eu te amo. Se eu te amo, tenha cuidado…».