
( Alessandra Giorda- Torino) La Première di Rigoletto di Giuseppe Verdi al Teatro Regio di Torino è stata un successo! Sala pienissima, pubblico gaudente e applausi convinti per un titolo di forte richiamo dove tra gli interrogativi che ci pone, ci si sofferma su: “Rigoletto è vittima del destino o della sua ossessione per la vendetta?”
Rigoletto è un’opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Il re si diverte. Con Il trovatore -1853- e La traviata -1853- forma la cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi. Con queste tre opere Verdi raggiunse la piena maturità artistica e la fama internazionale.
Inizialmente voleva adattare Le Roi s’amuse di Victor Hugo, ma l’opera fu subito osteggiata dalla censura austriaca che governava il nord Italia. Il problema? Il personaggio del Duca di Mantova, un libertino senza scrupoli, e la figura tragica di Rigoletto, il buffone deforme. Per aggirare le restrizioni, il titolo originale La maledizione fu cambiato in Rigoletto, e l’ambientazione spostata dalla corte di Francia alla Mantova del XVI secolo.
Giuseppe Verdi e Francesco Maria Piave dovettero lavorare molto per trovare compromessi accettabili senza stravolgere la potenza della storia causa la tensione con la censura austriaca. Infatti in una lettera del 1850 al direttore della Fenice, Verdi esprime tutto il suo disappunto per i tagli imposti dalla censura: “Il nostro povero dramma è stato mutilato! Che triste destino per la nostra arte in questi tempi. Ma resisteremo.” E così fu!
Firma la regia, un poco discussa per l’introduzione di elementi non propriamente attinenti alle pagine verdiane, Leo Muscato, seppur un eccellente regista. Rigoletto non poi così tanto deforme, Sparafucile che non ucciderà Gilda bensì ella perirà per mano di Maddalena. La storia si snocciola in un’ambientazione non consueta che rammenta i primi decenni del 1900 che vede Gilda un’educanda, anzichè essere tenuta in casa ben nascosta per volere del padre, e dove le deformità sono più nascoste ed introspettive, che apparenti. Tutti elementi che sono subito balzati all’occhio acuto dello spettatore che ben conosce quest’opera. Federica Parolini firma le scene ed i costumi Silvia Aymonino, le luci ferrigne di Alessandro Verazzi.
Sul podio svetta la brillante bacchetta del M° Nicola Luisotti che sfoggia la profonda conoscenza del linguaggio di Verdi e sa restituirne tutta la potenza emotiva. Con gesto sicuro e una sensibilità quasi teatrale, guida la preparatissima Orchestra del Teatro Regio valorizzando ogni sfumatura della partitura, dai momenti più intimi ai grandi slanci drammatici. La sua direzione riesce a mettere in risalto la tensione tragica della vicenda, dando voce non solo ai personaggi, ma anche alla musica stessa, che diventa protagonista assoluta della narrazione. Complimenti anche al Coro del Teatro Regio sempre istruito a dovere dal M° Ulisse Trabacchin.
Un cast ben nutrito ed omogeneo per una recita assai gradita.
Il ruolo di Rigoletto ha trovato in George Petean un interprete di grande carisma. La sua voce, dal timbro avvolgente e ben proiettata, ha saputo restituire tutta la drammaticità del personaggio, passando con naturalezza dalla rabbia al dolore più struggente. Alla solidità vocale del baritono rumeno si è unita una presenza scenica magnetica, capace di dare corpo e anima a uno dei personaggi più complessi del repertorio verdiano.
Giuliana Gianfaldoni, soprano, ha dato vita ad una Gilda di grande sensibilità. La sua esecuzione si è distinta per la qualità dei legati, con un fraseggio morbido e curato che ha reso giustizia alla scrittura vocale di Verdi. Rispetto a precedenti interpretazioni, ha mostrato una crescita artistica notevole, offrendo una Gilda più intensa e sfaccettata, capace di commuovere e coinvolgere il pubblico. La voce luminosa e ben sostenuta, ha saputo affrontare con sicurezza sia le agilità che i passaggi più lirici, regalando momenti di autentica emozione.
Il Duca di Mantova ha trovato in Piero Pretti, tenore, un interprete vocalmente brillante e scenicamente convincente. La sua voce, dotata di squillo e agilità, ha reso con naturalezza sia l’eleganza seduttiva del personaggio sia l’ardore delle sue frasi più appassionate. La celebre aria La donna è mobile è stata eseguita con leggerezza e sicurezza, conquistando il pubblico, mentre nei duetti con Gilda ha saputo modulare il fraseggio con raffinatezza. Sul piano attoriale, ha interpretato il ruolo con carisma, incarnando perfettamente l’ambivalenza del Duca: affascinante e spensierato, ma anche cinico e sfuggente. Il suo temperamento scenico ha reso il personaggio ancora più credibile, accentuandone il contrasto con la drammatica parabola di Rigoletto e Gilda.
Sparafucile è portato in scena da Goderdzi Janelidze che ha offerto un’interpretazione solida e incisiva nel registro vocale di basso. La sua voce, profonda e ben timbrata, ha conferito al personaggio un’aura minacciosa e inquietante, come richiesto dalla partitura. L’emissione sicura e la dizione nitida hanno reso ogni frase particolarmente incisiva, dando forza alla sua presenza scenica. Sul piano attoriale, la sua interpretazione ha enfatizzato il lato enigmatico e spietato del sicario, con una gestualità misurata ma efficace, che ha accresciuto la tensione nei duetti con Rigoletto e nella drammatica scena finale.
Maddalena è interpretata da Martina Belli, mezzosoprano, che è stata una figura di grande impatto scenico, capace di conferire al personaggio una sensualità provocante e audace. La sua voce, ricca e rotonda, ha accompagnato perfettamente l’interpretazione di una donna dal carattere forte e disinvolto, che sa manipolare gli uomini con il suo fascino. In questa produzione è proprio lei e non il fratello Sparafucile a uccidere Gilda. Attorialmente ha reso Maddalena un personaggio vibrante e provocante, con una presenza scenica che non passava inosservata. Il suo atteggiamento deciso, spesso sfacciato, ha aggiunto una dimensione intrigante alla dinamica tra i vari protagonisti, portando una maggiore dose di drammaticità alla vicenda.
Plausi doverosi anche Monterone di Emanuele Cordaro il paggio di Chiara Maria Fiorani. Si aggiungono gli artisti del Regio Ensemble, quali Siphokazi Molteno (Giovanna), Janusz Nosek (Marullo), Daniel Umbelino (Borsa), Tyler Zimmerman (Ceprano) e Albina Tonkikh (Contessa di Ceprano). Del Coro del Regio il nome di Mattia Comandone (Un usciere di corte).
Le recite proseguiranno fino all’11 marzo prossimo.
Recita del 28 febbraio 2025
Recensione a seguire dell’altro cast: https://www.tv2opera.it/2025/03/16/rigoletto-al-regio-di-torino/