«A Napoli, città “anche” donizettiana, sto portando avanti un progetto speciale per qualità, continuità e significato. È iniziato nel 2022 con “Le tre regine”, insieme un concerto e una narrazione con i finali delle opere della trilogia Tudor. Sono tornato l’anno successivo per dirigere Anna Bolena nello spettacolo firmato da Jetske Mijnssen e coprodotto dal Teatro di San Carlo con la Dutch National Opera e il Palau de les Arts Reina Sofía. E ora, dal 20 al 29 giugno 2024, per Maria Stuarda affidata allo stesso team creativo e allo stesso tris produttivo. Per me, direttore musicale del Donizetti Opera, è un privilegio avere la possibilità di dare una mia fisionomia musicale e drammaturgica a queste opere: difatti completerò la trilogia con Roberto Devereux, programmato sempre al Teatro di San Carlo dal 16 al 25 luglio 2025.
Maria Stuarda ovvero l’opera e l’anno – il 1834 – che premiarono il ritorno di Donizetti a Napoli dopo un’assenza di sedici mesi: la nomina a “Maestro di contrappunto e composizione del Real Collegio di musica”, la commissione per un gala reale e la composizione di un’opera seria per il Teatro di San Carlo. Per quest’ultima, Donizetti scelse un soggetto tragico molto amato dai Romantici, Maria Stuart di Schiller. È nota la motivazione che vede Donizetti partecipe attivamente anche del libretto perché, data l’indisponibilità di Felice Romani, dovette accontentarsi del giovanissimo studente di legge Giuseppe Bardari, con la conseguenza che Maria Stuarda ha uno dei libretti più interessanti del teatro donizettiano. In pochi mesi l’opera fu pronta ma non per le scene napoletane a causa dell’episodio esilarante dei due soprani venute alle mani durante la prima prova con l’orchestra, ottenendo di fare scendere il veto regale di rappresentare la Stuarda al San Carlo. E poco male perché della tragedia si innamorò Maria Malibran che fortissimamente volle portarla alla Scala dove effettivamente l’opera ebbe la prima nel 1835. Era una Stuarda adattata e riveduta per la sublime prima donna, ben diversa da quella che ascoltiamo a partire dal 1958 grazie alla prima ripresa e “riscoperta” in tempi moderni avvenuta opportunamente a Bergamo e soprattutto alla successiva edizione critica.
Se la storia e la leggenda di Maria Stuarda si fondavano, ancora prima di Schiller, sulla relazione tra amore e potere, Bardari (e Donizetti) scelsero di privilegiare il primo, creando così un campo di battaglia psicologico dove si contrappongono alla maniera settecentesca due prime donne e un tenore. Ma sul piano musicale le due protagoniste sono sottilmente e modernamente differenziate, suggerendo al compositore scelte drammatiche e musicali che risultano già cariche di quello che sarebbe diventato di lì a poco il melodramma».