( Alessandra Giorda-Torino) Der fliegende Holländer, L’Olandese volante, di Richard Wagner ha senza ombra di dubbio conquistato il variegato pubblico presente in età e provenienza geografica. Un’opera che il 2 gennaio del 1843 alla prima rappresentazione assoluta fu proprio Wagner a dirigere al Königliches Hoftheater di Dresda. Scritta in unico atto, ma oggi rappresentata in tre atti. Dopo anni  “Wagner” torna al Teatro Regio con un’opera stupenda che ha come tema  l’amore incondizionato come strumento per il raggiungimento della redenzione.

L’opera si svolge su una costa norvegese. Secondo la leggenda un capitano olandese, l’Olandese volante, intorno al 1600, dopo aver tentato più volte inutilmente di doppiare il Capo di Buona Speranza, giurò di persistere nell’impresa a dispetto di ogni ostacolo naturale o soprannaturale, mentre  a dar attenzione ad  un’altra versione, decise di salpare di venerdì santo, contro le disposizioni religiose tradizionali. Così fu condannato a vagare nei mari fino al giorno del giudizio universale con la sua nave.

Complimenti al Direttore Artistico Cristiano Sandri per la scelta del cast che ha saputo conquistare gli spettatori.

In primis plausi come se non ci fosse un domani a Johanni Van Oostrum, soprano, che porta in scena Senta in maniera spettacolare. Eccellente su tutta la linea: vocalmente straordinaria, piacevole negli acuti, ottima tecnica, attenta in ogni dettaglio che la partitura le riserva facendo sua ogni nota con abilità straordinaria, affrontando con temperamento e sicurezza tutte e le difficoltà presenti. Cesella ogni sfumatura del suo personaggio dal punto di vista attoriale e si pone con sicurezza dando sfoggio ad una presenza scenica da encomio. Meravigliosa nella ballata di Senta.

A Brian Mulligan, baritono, che  viene annunciato un abbassamento di voce, vanno gli onori per aver saputo mettere in scena l’Olandese svolgendo ugualmente una recita dignitosa e di tutto rispetto.

Gidon Saks, basso, è Daland il navigatore norvegese, anch’egli annunciato come indisposto ha saputo svolgere una buona recita a tutto tondo. Bravo!

Erik di Robert Watson è un cacciatore dal registro vocale tenorile sicuro che vince e convince anche nella presenza scenica.

A chiudere il cast il timoniere del tenore Matthew Swensen e la Mary del mezzosoprano Annely Peebo.

La prestigiosa bacchetta di  Nathalie Stutzmann, nome noto in ambito wagneriano,  ha attaccato la tempestosa Ouverture con decisione e determinazione gettando le basi per una notevole direzione  dell’Orchestra del Regio sempre di ottimo livello, così come  il Coro, istruito da Ulisse Trabacchin. In aggiunta il  Coro Maghini  dove eccelle nello splendida parte s maschile dei marinai  così come in quella femminile delle filatrici. Un vero piacere per ‘udito e la vista.

Nell’allestimento non nuovo, ma presentato nela produzione originale  nel 2000 all’Opéra National di Parigi, firma la regia il grande  Willy Decker, ripresa da Riccardo Fracchia, giuste e azzeccate le luci di  Hans Tölstede  riprese  da Vladi Spigarolo.

Le scene minimal  ed i  costumi sono di Wolfgang Gussmann che tuttavia rendono bene l’idea coadiuvate dai giusti colori. Bella la prospettiva della stanza dove di svolge tutta la vicenda con pavimento inclinato, qualche sedia, una porta assai alta total white ed uno stipite che sembra quasi fare da cornice al bel quadro del mare in tempesta.

Recensione della recita del 22 maggio 2024

Le foto sono di Daniele Ratti