(Alessandra Giorda- Torino) Chapeau alla dirigenza del  Teatro Regio per aver avuto l’acume  di mettere in scena, in prima assoluta italiana, al Piccolo Regio Puccini l’opera The Tender Land di Aaron Copland su libretto di Horace Everett, pseudonimo di Erik Johns che scrisse il testo tra il 1952 e 1954 alla Shady Lane Farm di Ossining, vicino al carcere di Sing Sing  dove viveva Copland. L’opera è ambientata nella metà degli anni trenta del Novecento.

Le tematiche  sono  varie e tutte di grande interesse dal collasso delle relazioni nella famiglia rurale  americana  all’indipendenza femminile. Laurie, la protagonista, si sente già adulta, mentre la madre la vede ancora come una bambina e si innesca il rapporto tra le generazioni e lo sviluppo della persona che sono l’essenza di un’opera intima, ambientata in un’America rurale all’epoca della Grande depressione e animata da danze e melodie d’ispirazione popolare. Una messa in scena  accattivante che sembra un film trasportato nell’opera lirica.

Nel periodo del raccolto, presso una famiglia di contadini formata da una madre (Ma Moss), una figlia (Beth) e un nonno (Grandpa Moss) quando sopraggiungono due vagabondi (Martin e Top) in cerca di lavoro stagionale. Vengono accolti con riluttanza.  Laurie, ormai diplomata, si  innamorata di Martin, che la ricambia. Per lei,  lui è sinonimo di  libertà, mentre per lui, lei è una sperata sistemazione. Martin propone a Laurie di fuggire insieme, ma, nel cuore della notte precedente la fuga, capisce che questo tipo di vita girovaga non fa per la ragazza, quindi si allontana furtivamente con Top. Quando Laurie scopre di essere stata respinta, decide di andare comunque via di casa. Alla fine la madre accetta la scelta della figlia. Si rivolge, poi,  alla figlia minore come che rappresenta la continuità  del ciclo familiare.

Sul podio la giovane, ma già prestigiosa bacchetta del M°Alessandro Palumbo che ha diretto in maniera esemplare, coinvolgente, attenta e meticolosa  un’Orchestra del Teatro Regio, ridotta a soli 13 elementi,  poichè è stata proposta la versione da camera di Murry Sidlin del 1987 autorizzata dallo stesso Copland.

Plausi si spendono per il Coro ed il M° Ulisse Trabacchin entrambi eccellenti. Il nutrito cast è ben assortito è per la maggior parte è composto da Artisti del Regio Ensemble.

La protagonista  Laurie Moss è Irina Bogdanova, soprano, che come ho già scritto in passato, è un’interessante artista  sempre brava a cesellare sia vocalmente che attorialmente i personaggi che porta in scena. Da rammentare che il ruolo di Laurie non è affatto semplice e lei ha saputo scavalcare le difficoltà vocali risultando nel complesso assai piacevole.  Michael Butler è  Martin innamorato di Laurie. Il tenore americano sa bene il fatto suo e si evince nel duetto del secondo atto che risolve con destrezza le difficoltà della partitura, Plausi per Top, Andres Cascante, baritono e per il basso Tyler Zimmerman molto apprezzati nei loro registri vocali.

Da sottolineare la bravura di  Ksenia Chubunova nei panni di Ma Moss che mette in scena il suo personaggio, per nulla scontato, con maestria  così come  Valentino Buzza come Mr. Splinters, il postino.

A completare il cast Giulia Medicina  alias Mrs. Splinters, Davide Motta Fré  alis Mr. Jenks, Junghye Lee  alias Mrs. Jenks, Eun Young Jang  è Una ragazza e Voce fuori scena, Giovanni Castagliuolo è Un uomo, Roberto Calamo è Altro uomo e si  chiude con Layla Nejmi  che è Beth Moss per tutti plausi.  The Tender Land è un’opera ben accolta dal pubblico, variegato in età e provienienza geografica  che si è  anche in parte commosso e ha applaudito con grande enfasi.

Firma la regia il bravissimo Paolo Vettori, le scene  ben “costruite” Claudia Boasso, mentre i  costumi sono di Laura Viglione che ha avuto la capacità di curare  meticolasamente tanto  da trasportare i personaggi veramente negli anni Trenta il tutto coadiuvato dalle luci sempre perfette di Gianni Bertoli.