
La settimana comincia con due appuntamenti musicali in zone di Milano ed orari diversi. Nella Sala Piccola del Teatro Dal Verme, alle ore 13, prende il via la rassegna Milano MITO d’Europa, un ciclo di dieci concerti “tascabili” che raccontano la storia del concerto per pianoforte e orchestra attraverso due soli pianoforti. In serata, alle ore 20, al Teatro Martinitt, spazio invece a una delle proposte più visionarie del festival, The Book of Women di Riccardo Nova, spettacolo che fonde tradizione medievale e musica contemporanea con la vocalità carnatica (uno de generi di musica classica indiana).
Da lunedì 8 settembre, nei giorni feriali alle ore 13, Milano MITO d’Europa, quotidianamente si potrà ascoltare un capitolo di “storia tascabile” del concerto per pianoforte, dal classicismo di Haydn e poi Beethoven fino alle inquietudini novecentesche di Prokof’ev e Rachmaninov. Lunedì 8 settembre si comincia proprio con Franz Joseph Haydn, e il suo Concerto in re maggiore Hob. XVIII:11. A eseguirlo due giovani musiciste, Ilaria Cavalleri e Volha Karmyzava, che siedono ciascuna ad un pianoforte, interpretando una la parte solistica, l’altra quella orchestrale. Il Concerto eseguito diventa quindi un’esperienza intima ma non meno teatrale, in cui il pubblico spesso può scoprire dettagli sconosciuti dalle esecuzioni tradizionali. La rassegna Milano MITO d’Europa desidera mostrare come, nel tempo, il concerto per pianoforte e orchestra sia stato non solo veicolo di virtuosismo ma anche specchio delle trasformazioni culturali e sociali. I giovani pianisti coinvolti, allievi della scuola di Davide Cabassi, si stanno affermando come interpreti di rilievo e trovano qui un palcoscenico che unisce prestigio e sperimentazione.
Alle ore 20, in uno spazio simbolico come il Teatro Martinitt un’esperienza molto meno tradizionale: The Book of Women | Strl parvam, nuova creazione di Riccardo Nova, compositore che da anni intreccia linguaggi occidentali e orientali, antichi e contemporanei. Il lavoro prende spunto ispirata al poema epico sanscrito Mahabharata. «In questo testo – si legge nelle note di sala di Matteo Luoni – che narra una lunghissima battaglia tra esseri divini e demoniaci, le figure di donne e divinità guerriere sono molteplici. Compaiono, in preminenza, nell’undicesimo dei diciotto libri del poema: Il libro delle donne. All’interno di un sanguinoso conflitto familiare, le donne condannano la guerra, lamentano i morti e confortano i sofferenti. Un libro sul lutto, sull’inutilità della violenza e sulla forza riconciliativa del femminile che, tuttavia, Nova decide di far iniziare con un’invocazione alla dea guerriera Durga, a cui accosta un suo componimento originale dedicato a Kunti, madre dei fratelli Pandava, morti in guerra, simbolo di fertilità e fecondità: proprio come la Madonna di Montserrat, o quella del canto di Pérotin. Il mantra, parola che significa “pensiero (o respiro) che agisce”, è originariamente un’espressione sacra: parola, formula magica, canto, verso poetico, preghiera. È il verbo che compie prima ancora di essere verbo. La sua potenza sta non tanto nel significato, quanto nella sonorità dei suoi fonemi e nel rapporto col respiro. Ancora una volta, ecco il corpo che guida». Da qui la scelta di un organico che mette al centro le voci femminili, in un dialogo serrato con strumenti antichi (violino barocco, viola d’amore, viola da gamba) e moderni (sintetizzatore, percussioni, elettronica).
Il risultato è una trama sonora che sovrappone tempi e geografie, in cui l’occidente medievale e l’oriente indiano si incontrano. Un’opera che è insieme meditazione e rito, teatro musicale e performance immersiva, capace di ribadire – in linea con il tema generale del festival, Rivoluzioni – la necessità di mutare prospettive, di dar voce a narrazioni diverse, di ripensare il rapporto tra passato e presente.
Il programma procede a ritroso con fonti medievali come le Cantigas de Santa María, il Llibre Vermell de Montserrat e l’organum di Magister Perotinus, che introducono e dialogano con la partitura di Nova. Sul palcoscenico, l’Ictus Ensemble (specializzato nel repertorio contemporaneo) e l’Irini Ensemble (voci femminili dedite alla musica medievale) condividono la scena con la cantante indiana Varijashree Venugopal, interprete della tradizione carnatica, e con la direzione di Lila Hajosi. La regia del suono è affidata ad Alex Fostier.