(Alessandra Giorda) Il suo debutto operistico è avvenuto a soli 16 anni con l’opera contemporanea Lisístrata di Albert Carbonell al Teatre Nacional de Catalunya e da lì di strada ne ha fatta parecchia dando prova di essere un’artista a tutto tondo. Raffinata, talentuosa e fortemente empatica, Sarah Blanch rappresenta è un soprano di spicco nel panorama lirico internazionale non solo per le doti vocali. Ha concluso ieri sera il ciclo di recite, nel ruolo di Ophélie nell’Hamlet di Ambroise Thomas al Teatro Regio di Torino, portando a casa un successo che senza ombra di dubbio ricorderà così come dichiara nel corso dell’intervista a seguire. Pubblico in visibilio ed una buona dose di  applausi convinti per la sua Ophélie  che ha incantato anche la stampa.

 

 

Come descriveresti la tua esperienza al Teatro Regio in occasione di Hamlet di A. Thomas, dove hai riscosso un enorme successo nel ruolo di Ophélie?

È stata una grande esperienza per me e molto emozionante! Tanto emozionante che ieri, che era l’ultimo giorno, ero e continuo ad essere triste! Ci tenevo molto a questo Hamlet ed era uno degli appuntamenti della mia stagione a cui ci tenevo di più, perchè amo questa musica e specialmente il ruolo di Ophélie…ed avevo anche tanta voglia di ritornare al Teatro Regio di Torino, dopo tanti anni che ho fatto il mio debutto qui con l’Italiana in Algeri di Rossini, per me uno dei primi impegni importanti che ho avuto in Italia. Mi trovo in una città ed in un teatro che ho amato e mi sono sentita amata.

Credo che tutti gli elementi si sono messi insieme in questa produzione, con un cast strepitoso di cantanti e colleghi, con un teatro magnifico e la sua gente stupenda, con lo spettacolo di Jacopo Spirei che permette che la magia accada, con un coro e una orchestra fantastici e con un pubblico che ha goduto con noi in ogni recita, un pubblico che ci ha dato la sua energia ed un pubblico con il quale abbiamo viaggiato tutti insieme in questo mondo di Hamlet e Ophélie. Tutto questo in una città che mi ha rubato il cuore… Il successo che ho avuto lo raccolgo con tutto l’amore e diventa un grande successo personale che rimarrà sempre con me.

 

 

Ophélie è un personaggio fragile e poetico, ma anche di una forza disperata. C’è una sfumatura di lei che ti ha sorpresa mentre preparavi  questo ruolo? 

Preparando scenicamente questo ruolo con Jacopo Spirei abbiamo messo in discussione tante cose, abbiamo analizzato molto com’è lei e le ragioni per le quali  diventa matta, ma non abbiamo mai pensato ad un personaggio debole, anzi, un personaggio forte e che ama la vita. Ci sono elementi simbolici che ci danno un’idea di questo, come per esempio l’acqua, elemento che rappresenta la vita, la femminilità, l’amore, il subconscio, la purezza, l’intuizione…. Il fatto che lei decida di morire nell’acqua è anche una rappresentazione di quello che lei è; la vita.

 

 

La celebre scena della pazzia è una prova tecnica e interpretativa ostica. Cosa ti ha aiutato a mantenere quell’equilibrio sottile tra virtuosismo vocale e totale abbandono emotivo?

La musica! La musica ci da tutto quando è fatta bene e, in questo caso, devi solo abbandonarti alla musica. Ovviamente, non sarei mai riuscita a farlo senza una buona tecnica di canto, ma quello secondo me è la base che poi ci permette raccontare e vivere delle emozioni tramite la voce. Poi, per me, la cosa importante è capire l’idea che c’è dietro ogni parte musicale ed avere molto chiaro in testa le intenzioni che tu vuoi dare, l’interpretazione. Per questo è anche molto importante che la regia ti aiuti, ed in questo caso (e come dovrebbe essere sempre), la regia cammina della mano della musica e la poesia per potenziare il tutto.

 

 

Se potessi far vivere oggi Ophélie come immagini sarebbe il suo destino?

La farei impazzire, perchè non posso immaginare una Ophélie senza la sua scena della pazzia, ma la farei impazzire per rompere con le regole, come una rivoluzione dentro di se ed un modo di ribellarsi contro il mondo e le regole, per poi rinascere più forte, essendo se stessa, andando avanti e senza rinunciare alla vita.

C’è un gesto, un pensiero o un dettaglio scenico che hai scelto tu, come interprete, per far vivere Ophélie in modo personale?

Si..haha! Per esempio, nella scena della follia… i giri che faccio in diagonale su me stessa e poi quando salto nelle braccia di uno dei ballerini mentre canto, l’ho scelto io. Ma perchè stavamo provando ed è venuto in maniera spontanea e giocosa, come un’improvvisazione… è una cosa che è piaciuta e funzionava bene e quindi, l’abbiamo lasciata così. È una delle cose che mi piace di fare nuove produzioni, il fatto di creare da zero ed avere il tempo e la libertà che le cose accadano, anche a seconda della mia personalità.

 

 

Hai svelato in qualche intervista di amare molto i ruoli psicologicamente complessi.  Perche?  Ti capita di portarli con te dopo la recita o riesci a lasciarli sul palcoscenico?

Mi considero una persona introspettiva e analitica, mi piace la psicologia e la filosofia e mi piace capire come funzionano le persone, come ragionano e il perchè di tutto. Quindi, da questo punto di vista, i personaggi psicologicamente complessi li trovo molto ricchi e attraenti. Anche perchè tutto ciò ti permette di creare molti colori diversi, intenzioni, sguardi… Ma, anche se è vero che una parte dal personaggio che interpreto nel momento preciso, la porto sempre con me, perchè comunque ci rifletto, perchè magari per la recita successiva voglio provare qualcosa di diverso e tutto questo per me forma parte dello sviluppo del mio personaggio e di renderlo ogni volta migliore o magari diverso, sono molto cosciente di dove mi trovo io come Sara, come la persona che sono in questo momento e che spazio sto cedendo a Ophélie o al personaggio che interpreto. Poi, lo stesso personaggio mi arricchisce anche a me. Nella vita tutto va sempre in due direzioni, io dò e lei mi dà.

Tra tutti i personaggi femminili della lirica, ce n’è uno che sogni di interpretare?

No… Mai ho voluto una sola cosa. Soltanto cantare ed interpretare, fare arte… poi m’innamoro di quello che faccio. Certamente e come commentato prima, ci sono certi personaggi che magari sono molto attraenti per me, come per esempio l’Òphélie, la Lucia, magari in futuro una Gilda o una Traviata… Ma io sono molto grata di tutto quello che faccio e cantare è già il mio sogno fatto realtà!

Uno sguardo sui prossimi impegni?

Ci sono tante cose belle a cui ci tengo tanto e non saprei da dove iniziare…Per esempio quest’estate ritornerò a Salisburgo per interpretare Aspasia di Mitridate, e farò il mio primo concerto di Lied nella Schubertíade di Vilabertran, il mio debutto nel Festival Pucciniano di Torre del Lago interpretando  Musetta, ed anche un concerto a Roma con il Fetival di Peralada, città dove ho il mio prossimo impegno con la Ressurezione di Händel, una produzione del Teatro dell’Opera di Roma che avrà luogo nella Basilia di Massenzio il prossimo luglio. Per la prossima stagione ci sarà il mio debutto nell’Opera Bastille di Parigi interpretando Oscar di Un ballo in maschera, il mio ritorno al Teatro alla Scala con Pelléas et Mélisande ed il mio debutto nella Royal Opera House a Londra con La fille du Régiment. Avrò anche l’opportunità d’interpretare nuovamente Lucia di Lammermoor nel Tiroler Festspiele Erl, facendo il mio debutto lí ed anche di tornare a Verona con Il turco il Italia e nel Liceu di Barcelona con Le nozze di Figaro! Aspetto tutto con tanto entusiasmo!

Ph non di scena Michele Monasta

Ph di scena Ratti-Gaido

 

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RECENSIONE – HAMLET- TEATRO REGIO- TORINO